POLITICA CORNUTA

di Pino Tosca

Chi è stato il più grande cornuto della storia d’Italia? Giuseppe Garibaldi. E sia chiaro: cornuto non nel senso, astratto e denigratorio, dell’”arbitro cornuto”, ma in quello concreto del marito reso tale dalla moglie. In Sud America, tra le tante che ne combinò, il suo divertimento preferito era quello di cornificare amici e nemici. Ragion per cui, un marito dalle corne arrabbiate provvide a tagliargli un pezzo d’orecchio e Peppino fu costretto a diventare capellone per questioni estetiche. Cornificò (e probabilmente ammazzò) anche il povero calzolaio Manuel Duarte (che pure simpatizzava per lui) rubandogli la moglie, la famosa Anita, sotto i suoi occhi e in casa sua. Sarebbe mai passata alla storia la Anita senza quelle corna?

Ma proprio lui, grande cornificatore, doveva passare alla storia come il Gran cornuto. Chi la fa l’aspetti, dice il proverbio. E – come riporta Lorenzo Del Boca nel suo Maledetti Savoia – fu così che il 24 gennaio 1860 sposò la marchesina Giuseppina Raimondi, dopo aver goduto per solo un mese delle sue grazie. Il suo fu un gesto riparatore, perché la marchesa gli disse che era incinta a causa delle sue furie notturne e Peppino, visto che si trattava di una nobildonna, fece il gran gesto da gentiluomo. Ma, proprio dopo la cerimonia, mentre ci si accingeva al lauto banchetto, gli arrivò un bigliettino che in pratica gli diceva: “Adesso sì che sei un cornuto speciale”. E l’eroe dei due mondi seppe la verità. a cornificarlo con la Giuseppa provvedeva da tempo un suo ufficiale, Luigi Caroli.

Al grido di “siete una puttana!” rivolto alla dolce Peppina, il Peppino furioso fracassò una sedia in terra, mentre la marchesa commentava: “Volevo sposare un eroe, non uno zoticone”. E il Garibaldi incazzato, invece di farsi la luna di miele, per sfogare il mal di testa cornificante, venne a rompere le scatole al Mezzogiorno italiano.

Chi lo superava, e di molto, fra i quattro santoni risorgimentali, era Vittorio Emanuele che fu giustamente chiamato il “padre della patria”, per via di tutti i figli che aveva sparso ovunque. Già la sua nascita è dubbia. Ci sono storici che accreditano che era figlio delle corne che sua madre aveva messo in testa al marito portandosi a letto un macellaio. Era uno da “una botta e via”, lo scostumato (e grande petomane) Manuele. Ci tentò persino con Eugenia, la moglie di Napoleone III, e ci riuscì benissimo con Elisabetta di Genova, che era pur sempre la moglie di suo fratello. E cornificò persino Urbano Rattazzi, costringendolo a sposarsi Maria Wyse, la sua amante preferita. Non parliamo poi della Vercellana, la “bella Rusin”, che ebbe il potere di istituzionalizzare le Corna Savoiarde, facendosi sposare morganaticamente dal brutto Vittorio, il quale, da semi-bigamo com’era, utilizzò largamente la politica delle corne per i suoi fini espansionistici. Col pelo sullo stomaco che si ritrovava, arrivò a gettare la figlia Maria Clotilde tra le braccia flosce di Girolamo Napoleone, da tutti era chiamato “Plon-Plon” (e si capisce il perché). I suoi figli fecero altrettanto, al punto che, sommersa dalle corne principesche, la moglie di suo figlio Amedeo, Maria Vittoria Dal Pozzo, morì di crepacuore. Ma anche a Vittorio successe di essere cornificato. Andò per farsi una sveltina con la sua nuova amante Emma Ivon e scorse, sdraiato sotto il letto della bella, il barone De Renzis, il quale, per aver cornificato Sua Maestà, fu arrestato e rinchiuso per due mesi nella fortezza di Alessandria.

I restanti due compari utilizzarono anch’essi letti e divani per raggiungere effetti politici. L’altro Peppino, il portajella Mazzini, a Londra se la spassava con le damazze inglesi le quali, a spese dei rispettivi mariti, finanziavano la “rivoluzione” in Italia. Tra le tante corna mazziniane, un paio ci costò politicamente caro. Infatti, per molti anni fu sindaco di Roma uno come il Nathan, che, oltretutto, non era italiano ma di cittadinanza inglese, che non parlava nemmeno in italiano e che aveva non solo i meriti di essere ebreo e Trentatrè della Massoneria, ma anche quello di essere figlio bastardo di Giuseppe Mazzini.

Il quarto patriarca, il Camillo Benso, nonostante la sua nota bivalenza, utilizzò largamente la diplomazia cornificatoria. Basti pensare agli ordini impartiti al massone Costantino Nigro (un insuperabile ruffiano) per usare la contessa di Castiglione nel letto di Napoleone III. Lui, del resto, aveva interessi diversi, rivolti verso il suo cameriere Tommaso Caudano e il “contino” Giovanni Brusati. Insomma, diciamolo chiaro: il risorgimento italiano fu fatto, per una certa parte, sotto le lenzuola.

Le corna reali si prolungarono, ma con maggior discrezione. Umberto, il “re buono” che faceva cannoneggiare i milanesi affamati, aveva preso dal padre, al punto da far nominare dama di compagnia della moglie Margherita la propria amante. Ma Margherita era donna focosa e gli restituì le corna spassandosela col capitano Bosisio. E furono guai seri per l’Italia, poiché, secondo i pettegoli, da quegli amplessi nacque Vittorio Emanuele III, il re Sciaboletta che ci regalò l’8 settembre e che nell’ars amandi si vide subito che era un povero apprendista. Ci volle Mussolini per tenere alta la gloria degli italiani sul divano di piazza Venezia. E’ vero che in quel genere era un “garibaldino” anche lui, ma almeno teneva la politica fuori dalla stanza da letto.

Da allora, quasi cinquant’anni di grigiore democristiano, del ‘si fa ma non si sa’. Dei presidenti della Repubblica, solo il cattolico Gronchi ebbe fama di dongiovanni incallito, gli altri zero, a meno che non si considerino i tanti pettegolezzi su Donna Vittoria, mai accertati. Togliatti, per farsi qualche coccola con la su amata Nilde, doveva rifugiarsi nelle mansarde di Botteghe Oscure, dove fu sorpreso dai puritani compagni. Scelba era ossessionato dagli sfottò dei comunisti bacchettoni sulla relazione con la sua segretaria. Avevano tutti paura di far la fine del repubblicano Ettore Santi che, nel 1947, fu sorpreso lontano dalla moglie, in piena orgia notturna tra nuvole di cocaina.

La stessa Tangentopoli nacque dalle corne che il “mariuolo” Chiesa metteva alla moglie Laura Sala che, dopo il divorzio, non percepiva nemmeno gli alimenti che le spettavano. E così, con le casse di tangenti saltarono fuori bauli di corne. E si seppe che il potente Claudio Vitalone veniva spiato da agenti assoldati da sua moglie, la bionda Lucilla, stanca di essere cornificata con la segretaria ministeriale, sorpresa al telefono mentre mormorava al Vitalone: “Stringi i denti, amore”. Per non parlare delle scappatelle dei tanti ras della Prima Repubblica, tutti, comunque, battuti da Bettino, la cui corte femminile era sterminata. Eppure, anche il Cinghialone perse completamente la testa per una sventola come Anja Pieroni, che ora se la gode, carica di successo e altro, in Francia.

La politica cornuta, adesso che stiamo in Europa, si è globalizzata. In Spagna il direttore del Mundo, il centrista Pedro Ramirez è stato fatto fuori dai socialisti, che hanno fatto circolare un filmino a luci rosse che lo immortalava mentre, vestito da donna, si faceva schiavizzare da una ragazza di colore. In Inghilterra il governo Blair è in crisi a causa di ben tre Ministri laburisti dichiaratamente ricchioni. In Belgio, un Ministro socialista (quello che non volle dare la mano a Tatarella) ha inguaiato il governo perché omosessuale in forte sospetto di pedofilia In Francia si va dagli scandaletti: da Pierrette Le Pen che, per odio contro il suo ex marito Jean-Marie, si faceva fotografare nuda sui giornali, ai festini orgiastici che lambirono la stessa moglie di Pompidou.

E l’Italia di oggi? Ma li avete visti bene i nostri leaders piccoli e grandi, nazionali e locali? Non hanno la stoffa degli “assaltatori”. Il mito dei grandi cornificatori politici è ormai sulla via del tramonto. Il sole dell’avvenire adesso sorge solo per i cornuti.