PINO TOSCA, IL SELVATICO

di Ulderico Nisticò

Scrittore

Nessun morto fu mai tanto vivo nella memoria di Pino il selvatico; vivo perché è presente nei cuori di tutti quelli che gli siamo stati camerati e amici; e vivo perché la sua scomparsa ha lasciato un desolato vuoto nel meridionalismo serio, lasciando campo libero agli avventurieri e agli sprovveduti.

Pino era un barbaro geniale, senza nessuno dei tentennamenti accidiosi degli intellettuali di oggi; eppure era un portatore di cultura profonda, e di una Fede sorretta da profonda conoscenza della teologia, della storia, dell’antropologia.

Non sistematico, e non poteva esserlo, ha lasciato molto lavoro completato e moltissimo in bozza; ma alcuni suoi temi segnarono in profondità la cultura di Tradizionalismo Popolare e dell’ambiente fascista cattolico e tradizionalista. Sostenuto dalla sua sensibilità antropologica, però, Pino sapeva ben distinguere la Tradizione e il tradizionalismo da ogni ottusa e cupa tendenza al conservatorismo. Poteva anzi essere considerato un eversivo dell’ordine borghese, e anche delle sue banali e tenaci convenzioni.

Era selvatico anche in questo, sdegnando le regole e i perbenismi. Era piacevole e sconvolgente assieme vederlo, ai compassati e nobili convegni di Gaeta (quelli veri, quelli di Silvio Vitale), arrivare alla testa di un’improvvisata banda di “briganti”, incuranti di ogni bon ton! E guai a non trattare con rispetto i suoi seguaci.

Pino era un capo della sua comunità di Puglia; e un educatore di giovani; ma era anche, con stile, un capo dei suoi camerati: non si osava dire di no, quando chiamava per un convegno, per una conferenza, per un’attività qualsiasi provocatoria.

Poteva essere una conversazione alla comunità; o una manifestazione grandiosa come il convegno sull’Hispanidad a Bari; o la ricorrenza del 1799, iniziata a Catanzaro e terminata nel Maschio Angioino… e chi può ricordare tutto?

Tosca si contaminava anche con la politica attiva, militando, riottosamente, nel MSI della componente nazionalpopolare; e mantenendo buoni rapporti anche con altri, quando riteneva di poter strappare degli spazi per qualche buona iniziativa.

Resta da dire… ma quasi tirando a indovinare, di alcuni aspetti eroici della sua avventura umana: le spedizioni clandestine presso i cattolici uniati dell’Ucraina allora sovietica; i rischiosi rapporti con gli Albanesi soggetti al comunismo; e la trasferta a Londra a tenere lezioni: c’ero anche io. Anche  questi erano dei momenti della sua anima selvatica.

Ci ha lasciati troppo presto; e proprio quando la sua presenza su questa terra sarebbe stata assai utile, a impedire la dissoluzione del meridionalismo in chiacchiere e furbate.

Di lui e per lui, con un Requiem, non possiamo che concludere così, con l’antico grido dei combattenti in onore dei Caduti: CAMERATA PINO TOSCA, PRESENTE!