LA  STORIA NON SI CANCELLA

di Pino Tosca

L’Assessorato alla Cultura del Comune di Modugno, gestito da Stella Sanseverino, è uno di quei rari esempi a cui la destra parlamentare ed extraparlamentare deve far riferimento. Alleanza Nazionale ha sempre disdegnato la gestione di assessorati del genere perché ha fatto sua la lezione democristiano-dorotea che mirava all’occupazione del potere di altri settori (urbanistica, ambiente, risorse finanziarie) in quanto “con la cultura non si mangia”. Cioè non si accresce il potere, personale e di partito. AN, come al solito, sbaglia. Avrebbe dovuto assorbire un po’ la lezione di Gramsci e di Togliatti, che ha portato al governo il comunismo (post e neo) tramite la conquista del potere culturale (università, scuole) e di quello giudiziario (le toghe rosse). L’unica persona che, in quel partito, abbia capito ciò, è stato Marzio Tremaglia che ha gestito l’Assessorato alla Cultura in Lombardia con efficienza, coraggio e rigore insuperabili. Marzio è morto ed AN ha così perso l’unico esempio di cui poteva vantarsi nel settore culturale. Perché in AN regnano ignoranza e terrore. Non sanno quale è la loro cultura di riferimento, avendo provveduto a rinnegare quotidianamente il fascismo e temendo che qualsiasi iniziativa li possa esporre all’accusa di fascismo.

Forza Italia, non avendo eredità culturali da difendere, ha meno problemi. A patto però che si individui la persona giusta al posto giusto. E’ quanto è accaduto a Modugno, ove la gestione della cultura non ha avuto remore a seguire un percorso che definire di destra sarebbe riduttivo. Stella Sanseverino non ha avuto timori di sorta a coinvolgere nella gestione dell’Assessorato le realtà tradizionaliste extraparlamentari ed a portare all’attenzione della comunità di paese una storia che attraversava anche il Ventennio fascista. Dal Convegno sulla Questione Meridionale a quello sul Bicentenario delle Insorgenze ed a quello in cantiere sulla Hispanidad, dalla presentazione di libri controcorrenti con i loro autori (Veneziani, Gatto Trocchi, Gulisano, Vitale…), alle Mostre, alla Convenzione con il Cridos, al sostegno alle iniziative dell’indocile gruppo universitario Controvento, alla pubblicazione del Calendario modugnese – che ricordava le figure nobili dei fascisti Paolo De Benedictis e Sigismondo Palmiotta (ambedue ritratti in divisa)-  Stella Sanseverino ha dimostrato, nel perseverare in queste scelte, un coraggio non comune.

L’ultima iniziativa  che l’Assessorato alla Cultura ha imposto all’attenzione della cittadinanza è stata la intitolazione del nuovo Campo sportivo alla figura del prof. Palmiotta. A cinquantacinque anni dalla sua morte, il Comune di Modugno ha così ricordato uno dei suoi figli più generosi ed idealisti, che dedicò la propria esistenza al fascismo ed all’educazione della gioventù. Combattente nella Guerra di Libia, nella Prima e nella Seconda Guerra Mondiale, ufficiale della Milizia, fu colui che forgiò una intera generazione modugnese ad una Weltanschauung sana e forte.

Alla cerimonia di intitolazione del Campo, iniziata con una Messa nella Chiesa del Purgatorio, con la presenza del Sindaco in fascia tricolore, hanno partecipato gli attivisti del CTC, molti dei quali in camicia nera. A loro l’Amministrazione ha riservato l’onore dell’alzabandiera nel Campo.

La cerimonia ha poi avuto un seguito inaspettato. Dopo qualche giorno dallo svolgersi della stessa, a casa del sottoscritto è pervenuta la seguente lettera:

“A nome personale e di tutta la famiglia Palmiotta esprimo un vivo ringraziamento per la sentita partecipazione sua e dei suoi compagni alla cerimonia per l’intitolazione del Campo alla memoria di mio padre.

Mi scuso di non averlo fatto personalmente quella sera per la confusione del momento e per la non conoscenza della sua persona fisica.

Ancora un grazie estensibile a tutti i giovani che si sono interessati alla manifestazione.

Distinti saluti.

Rosa Palmiotta Zema

Quando andavo al cimitero portando i miei figli piccolini, la prima tomba che indicavo loro era quella, bianca e possente, su cui spiccava la foto di un uomo magro, con uno sguardo fierissimo ed in camicia nera. Era quella di Palmiotta e dicevo ai miei figli: “Quello era un uomo”, lasciando un fiore accanto a quella foto. Era un gesto quasi clandestino, che non sapevo se sarebbe stato gradito o meno dai suoi famigliari. Oggi, grazie anche a Stella Sanseverino, sappiamo che le radici non si spezzano e che, è sempre valido quell’antico detto nipponico per cui “fedeltà è più forte del fuoco”.